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Se questo è un derby - If this is a derby [Multilanguage]

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frafiomatale
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17 days agoSteemit4 min read

Derby_di_Torino_-_Serie_A_1976-1977.jpg
Unknown authorUnknown author(The original uploader was Danyele at Italian Wikipedia.), Public domain, via Wikimedia Commons

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SPETTACOLO DELUDENTE

Mentre assistevo all'ultimo derby della Mole tra Torino e Juventus, giocato ieri pomeriggio allo stadio Olimpico e conclusosi con uno scialbo zero a zero, a tratti mi sono venute in mente scene di altre stracittadine alle quali ho dedicato parte del mio tempo di recente e al loro denominatore comune: il fuoco che si poteva quasi vedere scorrere nelle vene dei calciatori.

Atletico Madrid-Real Madrid, Manchester City-Manchester United o, senza andare troppo lontano, la sfida tra Roma e Lazio, sono partite che di solito nemmeno gli appassionati di calcio neutrali si perderebbero per nulla al mondo. Al di là dei nomi chiamati a calpestare il campo, tra i ventidue protagonisti si respira la tensione di una "battaglia" importante a prescindere da qualsiasi discorso di classifica, una sfida non perdere per nulla al mondo dall'agonismo alle stelle.

Ho cercato disperatamente di aggrapparmi ad alcuni derby degli anni '80 e '90, quello dei Dossena e Zaccarelli contro gli Scirea e Cabrini, o quelli in cui Marco Ferrante faceva le corna sotto la curva Maratona dopo un goal e Del Piero trascinava un Delle Alpi per tre quarti bianconero segnando di tacco, ma nulla di quanto accaduto in campo ci è andato nemmeno lontanamente vicino.

Guadalajara_Chivas_vs_Juventus_FC,_2011,_Alex_Del_Piero_(cropped).jpg
Alessandro Del Piero, James Willamor from Raleigh, NC, USA, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons

Certo, con questo concetto lapalissiano credo converranno un po' tutti, meglio un pareggio zero a zero che una sconfitta sul groppone, con la quale affrontare nei futuri mesi amici e colleghi di lavoro della sponda opposta, ma quando i novanta minuti scorrono via così, senza quasi accorgersene, con i protagonisti probabilmente più interessati alla pizza tra connazionali del dopo partita che a quanto succede in campo, l'amaro in bocca rimane.

E dire che la cornice di pubblico dello Stadio Olimpico, di proprietà del comune ma furbescamente rinominato grazie alle pressioni di Cairo, "Grande Torino" (un modo come un altro per farsi uno stadio di proprietà senza pagarlo) era per la prima volta dopo parecchi anni di nuovo all'altezza della situazione.

Pochissimi vuoti, bella coreografia ed energia che si percepiva anche attraverso la TV (figuriamoci dal campo) che tuttavia non sembra aver acceso molte lampadine o infuocato più di tanto il sangue dei protagonisti. Meglio la Juve nel primo tempo, con due goal divorati da Vlahovic, meglio i granata nel secondo, che almeno, pur senza davvero andare mai vicini al goal, ci hanno messo un pizzico di coraggio in più.

Curva_Maratona_2.jpg
La curva Maratona, Lolloski, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Per il resto, noia. E dire che entrambe avrebbero dovuto puntare forte al bottino pieno per poter continuare a perseguire i propri obiettivi, una qualificazione in Europa per gli uomini di Juric, un posto nella prossima Champions League per i bianconeri, ma evidentemente nella situazione attuale nessuno dei due gruppi sembra aver nelle corde di sputare ogni goccia di sangue (metaforicamente parlando, è ovvio) per la propria maglia.

E quando è così, figuriamoci fargli capire che cos'è un derby. Pare che entrambe le squadre cambieranno allenatore per la prossima stagione, cosa che sembra far felice le due fazioni. Del destino degli altri, da tifoso bianconero, mi importa "il giusto", ma l'augurio che faccio alla "mia" squadra è di non dover più vivere una stagione così deprimente, al di là dei risultati.

Una stagione in cui si gioca innanzitutto per non prenderle, in cui le energie durano a mala pena un tempo, in cui tutti gli avversari si affrontano con la coda tra le gambe e si finisce sempre più in fretta per ricalibrare gli obiettivi verso il basso, adeguandosi ad una tale mediocrità da sembrare bello persino un primo tempo in cui ci si imbatte in un paio di occasioni improvvisate per segnare.

Non so chi verrà dopo, se il più volte citato Thiago Motta, il cavallo di ritorno Antonio Conte o una sorpresa dell'ultima ora, ma le macerie che troverà saranno molto difficili da spazzare via. Spero per lui e per noi che ne abbia piena coscienza prima di apporre la firma sul contratto.

Statemi bene, alla prossima!

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